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Nel 2022 era “wow”.
Nel 2023 era “normale”.
Nel 2024 è “già vecchia”.
Cosa è successo all’intelligenza artificiale?
Perché qualcosa che prometteva di rivoluzionare il mondo è diventato così… consumabile?
IA usa e getta: La verità è che stiamo trattando l’intelligenza artificiale come se fosse una borraccia monouso: la usiamo per risolvere un compito, un dubbio, una frase da scrivere… poi chiudiamo la finestra e la dimentichiamo.
Benvenuti nell’era dell’IA usa e getta.
(tempo di lettura 4 minuti)
Basta aprire un’app, scrivere un prompt, ricevere una risposta.
L’esperienza media con l’IA oggi dura meno di 60 secondi.
La usiamo per:
L’effetto è immediato, utile, pratico.
Ma anche effimero.
Non costruiamo un rapporto, né impariamo a conoscerla davvero.
Usiamo e chiudiamo. Proprio come si fa con una forchetta di plastica.
L’uso di AI non è privo di conseguenze.
Ogni prompt, ogni immagine generata, ogni audio sintetico ha un costo computazionale.
E quel costo non è solo elettricità.
Stiamo creando un’intelligenza che consuma più di quanto restituisce, se la trattiamo come un accendino da supermercato.
L’obsolescenza è accelerata anche nelle IA.
Ogni anno un nuovo modello: più preciso, più veloce, più performante.
Cosa succede ai precedenti?
Così facendo, perdiamo familiarità, continuità, relazione.
Ogni modello diventa un oggetto momentaneo, come se non meritasse attenzione.
Il rischio?
Diseducazione tecnologica.
Non impariamo più come funziona un’IA, ma solo quanto in fretta può restituirci un risultato utile.
Un tempo l’IA era vista come un “assistente intelligente” da conoscere, adattare, personalizzare.
Oggi è ridotta a un generatore passivo di output.
Non si dialoga.
Non si costruisce una relazione.
Non si forma una fiducia.
È l’effetto della cultura del “tutto e subito”: se un risultato non arriva in 3 secondi, è scartato.
Non coltiviamo la comprensione, solo la prestazione.
E con ciò, svuotiamo di senso anche l’idea di intelligenza artificiale.
L’IA non è nata per essere usa e getta.
Siamo noi ad averla ridotta così.
Perché?
E se continuiamo a usarla così, non migliorerà.
Peggiorerà con noi.
Diventerà una macchina di output inutili, sempre meno affidabili, sempre meno “intelligenti”.
Sì. Ecco come uscire dall’approccio usa e getta:
L’IA può essere un alleato duraturo.
Ma non se la trattiamo come un contenuto da TikTok.
Un modello o uno strumento AI utilizzato in modo superficiale, per risposte immediate, senza continuità né approfondimento.
No, ma diventa un limite se non si va mai oltre. L’uso massiccio e disordinato può generare spreco, errori e sfiducia.
Sì. Ogni operazione AI (soprattutto nei modelli generativi) consuma energia, risorse hardware e dati. Il costo non è visibile, ma reale.
Sfrutta la stessa IA per ottimizzare il tuo lavoro, ma sviluppa una routine consapevole: scrivi meglio, rielabora, mantieni traccia, migliora i prompt.
Dipenderà anche dagli utenti. Se chiediamo continuità, trasparenza, strumenti che migliorano nel tempo, il mercato si adatterà. Ma serve educazione, non solo consumo.
ciò che si getta troppo in fretta, smette di valere
L’intelligenza artificiale è una delle tecnologie più potenti della nostra epoca.
Ma se la trattiamo come un oggetto da buttare dopo l’uso, non potrà mai diventare ciò che promette di essere.
È tempo di cambiare atteggiamento.
Non solo per rispetto verso l’innovazione, ma per recuperare un rapporto più consapevole con la tecnologia.
Un’IA usata con fretta produce risposte veloci.
Ma un’IA trattata con cura può generare valore vero.
Invece di passare ore e ora a scorrere contenuti che dimenticheremo tra 5 minuti, potremmo dedicarne 15 a capire davvero come funziona l’intelligenza artificiale. Non ci renderà più virali, ma di certo ci renderà più preparati, più competitivi… e forse anche un po’ meno sostituibili.
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