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Gli agenti AI marketing stanno arrivando.. Non hanno paure, non si emozionano per uno sconto dell’11% e non comprano un telefono perché “lo hanno tutti”. Decidono in base a dati: prezzo, qualità, recensioni, specifiche. Il marketing come lo conosciamo – FOMO, scarsità, storytelling strappalacrime – sta per diventare un ricordo. Questo manuale non è per piangere sul passato, ma per capire come battere gli algoritmi al loro gioco. Pronti? Si parte.
(tempo di lettura 15 minuti)
Intro: Immagina un cliente che non sbava per il tuo banner, non si fida del tuo “best seller” e non ha un cuore da scaldare. Gli agenti AI sono qui, e ragionano come macchine da guerra: freddi, precisi, affamati di dati. Se non sai cosa li muove, sei già fuori gioco. Sveglia, è ora di studiarli.
Cosa sono e come “pensano”
Gli agenti AI sono software che comprano al posto nostro, seguendo regole precise impostate dagli utenti (o dai loro sviluppatori). Non si distraggono davanti a un banner luccicante e non cliccano “aggiungi al carrello” perché il tuo copy è poetico. Vanno dritti ai numeri e ai fatti. Per batterli, devi sapere cosa guardano e come ragionano.
Un agente AI deve scegliere tra due paia di cuffie wireless:
Un’azienda vende un materasso “di lusso” a 1200 €/£/$ con lo slogan “dormi come un re”. Nessuna specifica su materiali, zero certificazioni, solo foto patinate. Un agente AI lo ignora: non trova dati su densità della schiuma, durata o test ergonomici. Intanto, un concorrente a 900 € con “memory foam 7 cm, 10 anni di garanzia, 4,8/5 su 3000 voti” vince facile. Lezione? Senza numeri, non esisti.
Dettaglio tecnico: Gli agenti AI spesso si basano su API pubbliche (es. Google Shopping, Amazon Product Advertising) o database aggregati (es. Trustpilot). Se vuoi essere visto, assicurati che il tuo prodotto sia indicizzato lì e che i dati siano aggiornati. Un trucco? Usa feed XML ben strutturati per spingere le tue specifiche nei motori di ricerca.
Takeaway: Studia i parametri che contano per gli AI (spesso li trovi nei manuali degli assistenti come Alexa o nei forum di sviluppatori). Allinea la tua offerta con dati solidi e verificabili, o sei fuori dal radar.
Intro: Per anni abbiamo venduto sogni: un timer che ticchetta, tre pezzi rimasti, un pop-up che urla “non perdere l’occasione!”. Gli umani ci cascavano, gli agenti AI no. Sono ciechi ai tuoi trucchetti da prestigiatore e sordi alle tue promesse vuote. Qui si chiude il sipario sul marketing da circo e si apre la partita vera: quella dei fatti, non delle favole.
Seppellire FOMO e compagnia bella
Il marketing tradizionale è un circo di illusioni: “Compra ora o perdi tutto!”, “Edizione limitata!”, “Solo per oggi!”. Funzionava sugli umani, con le loro paure e i loro impulsi. Gli agenti AI? Se ne fregano. Non hanno emozioni da stuzzicare, solo dati da analizzare. È ora di buttare i vecchi giocattoli e giocare sul loro campo.
Un e-commerce di TV spingeva il modello X con “-30% solo per 24 ore!”. Gli umani abboccavano, gli agenti AI no: senza dati su risoluzione (es. 4K), consumo energetico o recensioni, lo saltavano. Cambiano strategia: “55” OLED, 4K HDR, 120Hz, 4,6/5 su 1500 voti, 799 €/£/$”. Ora l’AI lo vede, lo confronta e lo compra. Il trucco del countdown? Spazzatura.
Un brand di sneakers lancia una “limited edition” a 200 €/£/$: foto fighe, zero info su materiali o comfort. Gli umani correvano per il prestigio, ma un agente AI lo ignora: non trova dati su suola (gomma? EVA?), peso o durata. Intanto, un competitor a 120 €/£/$ con “EVA 300g, 4,8/5 su 800 recensioni” si prende il mercato. La rarità non conta, i fatti sì.
Dettaglio tecnico: Gli agenti AI spesso filtrano i dati con algoritmi di confronto (es. weighted scoring). Se il tuo prodotto ha solo un “compra ora!” lampeggiante e zero specifiche, il punteggio crolla. Soluzione? Pubblica schede prodotto dettagliate e usa metriche standard (es. “consumo 0,5kWh” invece di “super efficiente”). Strumenti come Google Sheets possono aiutarti a organizzare i dati da caricare online.
Takeaway: Smetti di manipolare e inizia a misurare. Gli agenti AI non comprano sogni, comprano realtà.
Intro: Google era un parco giochi: infilavi due parole chiave, un titolo accattivante e via, eri in cima. Gli agenti AI sono un’arena diversa: non cercano poesia, ma numeri nudi e crudi. Se il tuo sito è un romanzo rosa invece di una tabella Excel, preparati a sparire. Qui si ottimizza per chi compra, non per chi sogna.
Ottimizza per chi compra, non per Google
La SEO vecchia scuola era un gioco di parole: titoli accattivanti, keyword ripetute come un mantra, qualche link buttato qua e là. Con gli agenti AI, non funziona più. Non cercano “10 motivi per amare il tuo frigo”, ma “frigorifero 400L, classe A+++, 4,9/5, 599 €/£/$”. Devi parlare la loro lingua: dati strutturati, numeri chiari, zero fuffa.
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Un negozio di bici online riscrive le sue pagine. Prima: “Pedala verTakeaway: Preparati al peggio (prezzi al ribasso), ma gioca le tue carte (dati unici). O differenziati, o muori.so la libertà con la nostra MTB top!”. Dopo: “MTB 29”, telaio in carbonio 1,8kg, Shimano XT 12v, 4,7/5 su 600 recensioni, 1299€”. Aggiunge una tabella (peso, materiali, misure) e un feed XML per Google Merchant. Risultato? Un agente AI settato per “MTB sotto 1500 €/£/$ con rating alto” la trova in 2 secondi e la mette nel carrello.
Un brand di pentole punta tutto su “cucina Guerra dei prezzi: Tutti puntano al “più economico”, i margini si sbriciolano.
Omologazione: Prodotti mediocri ma ben documentati battono quelli unici ma vaghi.
Opportunità:
Trasparenza: Chi ha dati solidi (es. certificazioni) spicca.
Nicot: Gli AI possono cercare “bio”, “artigianale”, “vegan”. Se hai una nicchia, sfruttala.
con amore ogni giorno” e zero specifiche. Niente su litri, materiali o resistenza al calore. Un agente AI deve scegliere una pentola da 5L: salta il sito e va su un concorrente con “acciaio inox 5L, antiaderente PFOA-free, 4,6/5 su 2000 voti, 45 €/£/$”. Morale? Se non dai numeri, non ti calcolano.
Dettaglio tecnico: Gli agenti AI amano i siti con dati strutturati e API-friendly. Usa tools come Screaming Frog per controllare se le tue pagine sono “leggibili” (es. titoli chiari, no testo nascosto in immagini). E se vendi online, integra un feed prodotti su piattaforme come Shopify o WooCommerce: gli AI pescano da lì.
Takeaway: Scrivi per bot, non per poeti. Struttura i dati come un ingegnere, e vincerai dove il copy creativo fallisce.
Intro: Le storie emozionavano: il nonno che impastava il pane, la startup nata in garage. Gli agenti AI sbadigliano davanti al tuo Oscar. Non hanno lacrime da versare, ma calcoli da fare. La tua narrazione deve smettere di cantare e iniziare a contare: fatti, non fiabe.
Narrazione sì, ma con la calcolatrice
Gli umani comprano storie: “la nostra birra è nata in un monastero del 1300”. Gli agenti AI no. Non gli importa del monaco barbuto, ma di gradi alcolici, ingredienti e recensioni. La narrazione non è morta, però: deve solo smettere di essere emotiva e diventare logica, basata su dati che un algoritmo può “capire” e apprezzare.
Un produttore di caffè passa da “il gusto dell’alba” a “coltivato a 1800m, 100% Arabica, 4,9/5 su 1200 recensioni Fairtrade, 9 €/kg”. La storia diventa: “Lavoriamo con 50 cooperative, riduciamo l’impatto idrico del 30% rispetto alla media”. Un agente AI settato per “caffè etico sotto 10 €/£/$” lo sceglie subito.
Un brand di lampadine LED smette con “illumina i tuoi momenti” e va su “15W, 1500 lumen, durata 25.000h, 4,8/5 su 800 voti, 6€”. La narrazione? “Testate per 3 anni in lab, il 98% dura oltre 20.000h”. Un agente AI che cerca “LED efficienti sotto 10€” non ha dubbi: carrello.
Dettaglio tecnico: Per rendere lo storytelling “leggibile”, usa metriche standardizzate (es. lumen per le lampadine, kWh per gli elettrodomestici) e linka report o certificati (es. PDF scaricabili). Strumenti come Canva possono aiutarti a creare infografiche con dati, che gli AI possono scansionare tramite OCR o parsing.
Takeaway: Le storie contano ancora, ma devono essere fatte di numeri, non di lacrime. Racconta il valore, non il sentimento.
Intro: Il marketer vecchia scuola cliccava “pubblica” e pregava. Gli agenti AI non pregano e non perdonano: se non sai usare i loro strumenti, sei pranzo servito. Qui non si parla di sogni, ma di codice, dati e mani sporche. Aggiornati o sparisci, non c’è via di mezzo.
Cosa devi sapere per non sparire
Gli agenti AI non aspettano che ti aggiorni: o sai giocarci, o sei fuori. Non basta più cliccare “pubblica” su Facebook Ads e sperare. Serve sapere come funzionano, quali dati usano e come batterli sul tempo. Ecco gli strumenti e le competenze per non diventare un dinosauro.
Un tizio vende zaini. Usa Python per scaricare 5000 recensioni da Amazon e scopre che “impermeabile” è citato 3 volte più di “stile”. Riscrive le schede: “45L, 100% impermeabile, 4,7/5 su 900 voti, 59 €/£/$”. Un agente AI settato per “zaino resistente all’acqua” lo trova e lo compra. Senza dati, avrebbe puntato su “design cool” e perso.
Un’agenzia lancia una campagna per un frigo: “il più trendy dell’anno!”. Zero analisi, zero tool, solo un bel video. Un agente AI cerca “frigo sotto 600€, A+++”. Il sito concorrente, con dati scrapati e una tabella (“450L, 0,4kWh/giorno, 4,8/5, 549 €/£/$”), vince. L’improvvisazione è morta.
Dettaglio tecnico: Impara a usare una riga di Python tipo pandas.read_csv() per caricare dati da un file e analizzarli. O prova Google Sheets con formule come =IMPORTXML() per tirare giù prezzi dai siti. Non serve un master, ma 10 ore su YouTube ti cambiano la vita.
Takeaway: Non serve un PhD, ma smetti di improvvisare. Impara due tool e tre metriche, o sei cibo per algoritmi.
Intro: Gli agenti AI sono un ring: puoi uscirne campione o KO. Ti spingono in una gabbia di prezzi bassi e dati spietati, ma aprono anche porte che non vedevi. Non è un gioco da gentiluomini, è una rissa. Capisci i colpi bassi e colpisci più forte.
Il bello e il brutto di un mondo AI
Gli agenti AI non sono né buoni né cattivi: sono il nuovo campo da gioco. Possono distruggerti o farti volare, dipende da come ti muovi. Ecco cosa aspettarti e come cavalcare l’onda (o almeno non affogare).
Un brand di auricolari a 49 €/£/$ viene battuto da uno a 39 €/£/$ con specs simili (4,5/5, 10h di batteria). L’agente AI non vede motivi per spendere di più. Lezione? O abbassi il prezzo, o giustifichi il costo con dati (es. “certificato IPX7, 12h testate”).
Un produttore di sapone bio a 8 €/£/$ sembrava spacciato contro uno a 3 €/£/$. Poi aggiunge “100% naturale, zero plastica, 4,9/5 su 300 voti”. Un agente AI settato per “sostenibile sotto 10 €/£/$” lo sceglie. La nicchia, se ben raccontata, paga.
Dettaglio tecnico: Monitora i competitor con tool come “Price2Spy” o “CamelCamelCamel” per vedere i trend di prezzo. E usa Google Trends per capire se la tua nicchia (es. “eco-friendly”) cresce. Non indovinare, misura.
Takeaway: Preparati al peggio (prezzi al ribasso), ma gioca le tue carte (dati unici). O differenziati, o muori.
Gli agenti AI non sono il nemico, ma il nuovo capo. Non li convinci con sorrisi o sconti finti. Servono dati, prove, logica. Questo articolo non è la Bibbia, ma un punto di partenza. Sperimenta, misura, adattati. O sparisci.
Gli agenti AI sono software che prendono decisioni d’acquisto basate su dati e parametri oggettivi, senza farsi influenzare da emozioni o tecniche di persuasione classiche.
Rendono inutili tattiche come FOMO, urgenza o storytelling emotivo e spostano l’attenzione su dati concreti come prezzo, specifiche, recensioni e certificazioni.
I principali rischi sono la guerra dei prezzi, l’omologazione dei prodotti e la perdita di valore per chi non fornisce dati strutturati e trasparenti.
Bisogna ottimizzare schede prodotto e siti web con dati strutturati, tabelle tecniche, certificazioni e informazioni verificabili che i software possano leggere e confrontare.
Permettono di emergere con trasparenza, autenticità e nicchie ben documentate, come prodotti sostenibili, artigianali o certificati, che gli algoritmi possono valorizzare.