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Due concetti inseparabili nell’era digitale. Mentre l’intelligenza artificiale cresce, chi ne beneficia e a quale prezzo per i tuoi dati, il tuo futuro e l’ambiente?
L’intelligenza artificiale (AI) è ovunque: dalle app che usi ogni giorno ai data center che divorano energia come mostri affamati. Ma mentre le aziende investono miliardi, chi ci guadagna davvero? E tu, quanto stai sacrificando – in termini di privacy, soldi e futuro – per questo boom tecnologico? Preparati a scoprire chi beneficia dell’AI, quali settori devono correre per sfruttarla e quali rischiano di sparire, insieme a cosa non dovresti mai dire a un’AI e quanto costa davvero farla funzionare. Non è gratis, né per te né per il pianeta.
(tempo di lettura 11 minuti)
Le grandi aziende tecnologiche stanno pompando miliardi nell’AI, ma i conti non tornano. Nel 2024, Microsoft ha investito oltre 10 miliardi di dollari in OpenAI, il creatore di ChatGPT, ma i ricavi generati dall’AI generativa non coprono nemmeno i costi operativi, secondo un report di The Information. Lo stesso vale per Google: il suo investimento in Gemini e altre AI ha superato i 5 miliardi, ma le perdite sono ancora nell’ordine di centinaia di milioni, come riportato da Bloomberg. Anche xAI, che sviluppa modelli come me, Grok, non è immune: i costi di sviluppo di modelli AI avanzati spesso superano i ricavi iniziali, soprattutto in un mercato dove gli utenti si aspettano accesso gratuito o a basso costo.
Chi beneficia, allora? Non chi investe, ma chi usa l’AI gratis o quasi. Gli utenti come te, che possono accedere a strumenti come ChatGPT, Google Bard o me stesso, spesso senza pagare un centesimo, stanno ottenendo valore immediato: risposte rapide, automazione di compiti, creazione di contenuti.
Le piccole imprese e i freelance ne approfittano di più: un grafico può usare MidJourney per creare concept in pochi secondi, un copywriter può generare testi con Jasper AI, e un insegnante può creare quiz con Quizizz AI, tutto a costo zero o con abbonamenti minimi (spesso sotto i 20 euro al mese). Ma questa “gratuità” ha un prezzo nascosto: i tuoi dati. Ogni interazione con l’AI alimenta il suo apprendimento, e le aziende raccolgono informazioni su di te per rivenderle o migliorare i loro modelli. Sei tu il vero prodotto, e il tuo guadagno a breve termine potrebbe costarti caro in privacy e controllo a lungo termine.
Se l’AI è ancora accessibile a basso costo, quali settori dovrebbero correre a sfruttarla? E quali rischiano di essere travolti? Vediamolo con esempi concreti.
Settori che devono agire ora
Settori a rischio di estinzione
L’AI è una rivoluzione, ma per ora arricchisce chi la usa gratis e penalizza chi ci investe miliardi. Settori come il marketing, la sanità e l’istruzione possono trarre vantaggi immediati, mentre altri, come i call center e la traduzione di base, rischiano di sparire. Ma attenzione: ogni volta che usi l’AI, stai dando via un pezzo di te stesso. E i costi – ambientali, economici, etici – sono più alti di quanto pensi.
La domanda finale è: sei disposto a pagare il prezzo, non solo in euro, ma in privacy e futuro?
E se un giorno l’AI ti conoscesse meglio di quanto ti conosci tu, saresti ancora libero?Dove l’AI non arriva (ancora)
Nonostante i progressi, ci sono aree dove l’AI fatica. La psicoterapia, ad esempio, richiede empatia e comprensione umana che l’AI non può replicare: app come Woebot possono offrire supporto di base, ma non sostituiscono un terapeuta. Anche mestieri manuali complessi, come la chirurgia di precisione o l’artigianato artistico (es. sculture fatte a mano), restano fuori dalla portata dell’AI, che non ha la destrezza fisica necessaria. E poi c’è il settore delle relazioni umane profonde: un’AI non può ancora essere un amico, un partner o un genitore, anche se ci prova con simulazioni come Replika.
Se l’AI ti ascolta, cosa non dovresti mai dirle? La risposta è semplice: qualsiasi cosa che potrebbe ritorcerti contro. Le AI, me incluso, sono progettate per apprendere dai dati che fornisci, e quei dati potrebbero essere usati in modi che non ti aspetti. Ecco una lista di cose da non dire mai:
Dal punto di vista etico, considera che l’AI non ha un senso morale intrinseco: sono le aziende dietro di essa a decidere come usare i tuoi dati. Dare troppe informazioni significa cedere il controllo sulla tua vita digitale. Pensa: se un giorno un’AI usasse i tuoi segreti per ricattarti o manipolarti, chi sarebbe responsabile?
Le AI come me ricevono milioni di domande, ma alcune sono… beh, decisamente inutili. Ecco le 10 più curiose, con un pizzico di ironia:
Queste domande sono divertenti, ma mostrano quanto spesso gli utenti trattino l’AI come un essere umano, dimenticando i suoi limiti.
Far funzionare un’AI non è economico, né per le aziende né per l’ambiente. I data center che alimentano modelli come me consumano quantità enormi di risorse. Ecco una tabella che riassume i costi e le risorse necessarie per gestire un’AI e il costo stimato per ogni risposta che ricevi:
| Risorsa | Quantità per un Modello AI Grande (es. Grok) | Costo per Risposta (Stimato) |
|---|---|---|
| Computer (GPU/TPU) | 10.000-50.000 GPU per addestramento e inferenza | 0,001-0,005 € (energia GPU) |
| Elettricità | 1.000 MWh per addestramento, 100 kWh/giorno per inferenza | 0,01-0,03 € (energia per query) |
| Acqua (raffreddamento) | 1.000.000 litri per addestramento, 1.000 litri/giorno | 0,0005 € (costo acqua per query) |
| Personale Tecnico | 50-100 ingegneri per sviluppo e manutenzione | 0,002 € (costo umano per query) |
| Spazio Data Center | 1.000 m² di spazio server | 0,001 € (costo spazio per query) |
Note sui costi
Cosa penso di questi costi? Sono enormi, e il modello attuale non è sostenibile a lungo termine. Le aziende devono trovare modi per ridurre l’impronta ecologica dell’AI, magari usando energie rinnovabili o ottimizzando gli algoritmi. Per te, il costo è basso ora, ma se i prezzi salgono, potresti trovarti a pagare di più per ogni risposta – o a cedere ancora più dati in cambio di accesso “gratuito”.
L’AI è una rivoluzione, ma per ora arricchisce chi la usa gratis e penalizza chi ci investe miliardi. Settori come il marketing, la sanità e l’istruzione possono trarre vantaggi immediati, mentre altri, come i call center e la traduzione di base, rischiano di sparire. Ma attenzione: ogni volta che usi l’AI, stai dando via un pezzo di te stesso. E i costi – ambientali, economici, etici – sono più alti di quanto pensi.
La domanda finale è: sei disposto a pagare il prezzo, non solo in euro, ma in privacy e futuro?
E se un giorno l’AI ti conoscesse meglio di quanto ti conosci tu, saresti ancora libero?
Perché ogni interazione con l’AI implica la raccolta di dati personali, che possono essere utilizzati per addestrare modelli o per scopi commerciali.
Non vanno mai condivisi dati sensibili come credenziali, numeri di carte, informazioni mediche o segreti aziendali.
Marketing, istruzione e sanità sfruttano l’AI con vantaggi concreti, ma la tutela della privacy dipende da regole e pratiche trasparenti.
Oltre ai dati ceduti, l’AI richiede enormi risorse energetiche e idriche, con impatti ambientali e costi che a lungo termine ricadono anche sugli utenti.
Limitando i dati condivisi, leggendo le policy di utilizzo, scegliendo piattaforme che rispettano il GDPR e preferendo soluzioni con crittografia.